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Fino all’anno scorso il Made in Italy occupava il secondo posto del PIL nazionale, con un fatturato di 97 miliardi di Euro nel 2018.
Il World Economic Forum ha fatto emergere come l’industria della moda sia il secondo settore più inquinante al mondo dopo quello petrolifero.
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Ogni anno è responsabile del 10% delle emissioni globali di gas serra (CO2) e contribuisce alla dissipazione del 20% delle risorse idriche totali utilizzate nelle varie fasi lavorative (tintura, stampa, finissaggio e naturalmente anche per mantenere le piantagioni del cotone.
Un settore che supporta un giro d’affari di 225 miliardi di euro, che occupa con lavoro stabile più di 300 milioni di persone a livello globale e che contribuisce in maniera significativa alla ricchezza mondiale.
Secondo un rapporto dell’ONU, si stima che il comparto moda consumi più energia del trasporto aereo e di quello marittimo messi insieme.
Inoltre ogni anno vengono bruciati l’85% dei tessuti, inquinando ulteriormente il pianeta con PM10, PM5, PM1.
Tessile e abbigliamento incidono enormemente sull’inquinamento degli oceani: circa il 60% degli abiti sono in poliestere che, con il lavaggio, rilasciano annualmente circa 500mila tonnellate di microfibre nei corsi d’acqua (l’equivalente di 50 miliardi di bottiglie di plastica!)
= 50 MILIARDI
«L’emergenza attuale dimostra come un rallentamento attento e intelligente sia la sola via d’uscita»
Giorgio Armani
Giugno 2020
Consapevolizzare il consumatore a comprare meno, riportando il settore verso una slow-fashion del bello e ben fatto, significa abbandonare l’atteggiamento compulsivo verso il possedere armadi stracolmi.
Il COVID ha cambiato i nostri usi e costumi; e sarà la moda il settore che maggiormente si dovrà rinnovare, e lo dovrà fare rispettando i paradigmi di etica aziendale, di ecologia manifatturiera e di sostenibilità verso il pianeta, come richiesto dai Sustainable Development Goals dell’Agenda 2030 ONU, ecco il perché della creazione di una society come:
«La moda è una storia che parte dall’agricoltura e termina con la comunicazione»
Valeria Mangani
Una porta aperta all’internazionalizzazione nel mondo della moda sostenibile anche per le realtà più piccole o in via di sviluppo
In linea con le attuali dinamiche di coscienza etica e responsabilità civile d’impresa in tema di moda sostenibile Roma, la SUSTAINABLE INNOVATION FASHION WEEK è stato il primo evento ospitato nella capitale in conformità con i SDG – Sustainable Development Goals dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite. Al fine di partecipare all’evento, i brand selezionati dovevano necessariamente avere dei requisiti di sostenibilità, di etica o d’innovazione all’interno della loro azienda.
SUSTAINABLE INNOVATION FASHION WEEK Roma, promossa da Valeria Mangani Presidente Sustainable Fashion Innovation Society, ha visto un susseguirsi di workshop, fashion show e showroom; spalancando di fatto le porte ad una presa di coscienza e un cambio di paradigma epocali.
L’obiettivo dichiarato per SFIS nell’immediato è supportare tutte le start-up che nascono green così come i brand già affermati che intendono ripensarsi adottando formule produttive più responsabili e conformi agli SDGs, gli obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite. L’industria del fashion deve fare i conti con le sue responsabilità.
È stato reso pubblico nell’ultimo mese che un gruppo di ricercatori italiani ha trovato tracce di plastica nella placenta umana e microfibre nei tumori al fegato. Cosa aspettiamo per attuare la Green Revolution? Solo il MADE IN ITALY può eseguirla magistralmente, preservando lo stile del design che ci contraddistingue a livello globale.
Il grande responso collettivo ricevuto dalla SIFW ha attirato l’attenzione di Microsoft for Startups che osserverà l’incubatore fino al prossimo PHYGITAL SUSTAINABILITY EXPO Roma di Luglio 2021:
“Puntiamo a far conoscere ed apprezzare l’inestimabile patrimonio di creatività dei nostri designer etici, ponendo l’accento con eventi come questo sul mix vincente dell’eco-tech. È urgente che il sistema moda Italia sviluppi modelli di competitività sostenibile colmando il gap tecnologico, i designer e i fashion brand del creative cluster presenti a Roma stasera hanno portato in passerella bellezza e stile ma sopratutto una visione totalmente nuova di moda”.
Valeria Mangani